giovedì 26 agosto 2010

Come sei mesi ti cambiano la vita (e ti fanno tornare la voglia di scrivere)

E' così!

L'ultimo messaggio risale a fine aprile. Ero al mio giro di boa, dopo una traversata esotica e affascinante. Mi ero già stupita, ma non ancora indignata e neanche rimasta senza parole... comunicavo, ma non parlavo ancora. Ascoltavo e traducevo a stento, ma non ero ancora in grado di cogliere un sentimento espresso in un concetto comprensibile solo alle orecchie di chi sa una lingua straniera... come per magia proprio le mie orecchie si stavano aprendo, le chiacchere sull'autobus e per strada non erano più rumorii cantilenanti e confusi ma pettegolezzi, storie di vita, lamentele e elogi...

Imparare il portoghese è stata una esperienza meravigliosa. Forse perchè questa lingua l'ho sentita da subito mia, forse perchè... non c'è stato modo di sottrarsene. Al lavoro, per strada e soprattutto tra gli amici mi sono buttata nell'imparare questo linguaggio sconosciuto, vergognandomi per le figuracce, irritandomi quando non riuscivo a capire... e poi entusiasmandomi per nonnulla, quando capitava di capire una frase che l'interlocutore lanciava malizioso con la certezza che io non comprendessi, o riuscendo a formulare una battuta in piena regola e suscitare una risata generale, per una volta non dovuta al mio accento italiano. Ora si può dire che il portoghese non solo lo parli ma lo "senta". E' mio, mi esce dal cuore e mi rientra come una canzone nelle orecchie, di cui capisco o tento di capire tutte le sfumature senza frustrazione.

E questa è una delle tante cose che mi lega a doppio giro col Brasile e i brasiliani, che mi hanno accolta con semplicità e affetto totale... che mi hanno messo alla prova con le difficoltà di un paese che sta davvero all'altra parte del mondo e che ti illude con somiglianze che se le guardi da vicino sono sempre più differenze...

Forse è proprio questo "diverso" che mi ha fatto innamorare. L'innamoramento è stato talmente travolgente che non sono più riuscita a scrivere.
Quell'oretta giornaliera che ho sempre dedicato alle mie comunicazioni su internet, che nell'ultimo periodo in Italia era stata riempita dal lavoro o dal sonno disperato e che finalmente potevo concedermi di nuovo, mi ha lasciato sistematicamente nel dubbio...
Scriviamo? Ma come, con questo sole?
Scriviamo? Si, ma mi hanno invitata a quella cenetta...
Scriviamo? No, con la pioggia no, ci vediamo un bel film :)
Scriviamo? Eh no cara, tra poco c'è da prendere un aereo, si viaggia...
Ma come si fa a fermarsi e mettersi a scrivere al computer quando c'è una vita così brulicante la fuori che mi aspetta??

E così via. Può sembrare incredibile, ma è così che è andata. 4 mesi di silenzio in cui ho vissuto a pieno, forse come non avevo mai fatto prima, e di cui un po' mi pento di non aver lasciato traccia qui... quello che si scrive a distanza di tempo è sempre un po' romanzato e tante sfumature si perdono tra le pieghe del tempo. Ho dedicato molto più tempo a raccontare in presa diretta, grazie a quel maledetto strumento di tortura che è Skype, quello che vivevo giorno per giorno, alle persone che più mi sono state vicine, o che incrociavo nei momenti più inaspettati (gioie e dolori del fuso orario...!).

Ma niente è andato perduto. Nulla!
I miei racconti vivono nel cuore degli amici che mi cercano per vie informatiche raccontandomi come prosegue "desde que voce nos abandonou, querida... volta logo!"...
Nel mio lavoro brasiliano che luccica dentro cartelle stranamente ordinate e documenti ben conclusi, che mostrerò presto qua no outro lado do mundo, e che là prosegue alacremente (o almeno spero) trasformandosi in prodotti e situazioni reali...
La mia voce risuona ancora nel cuore di chi ha vissuto la musica con me, suonando, viaggiando, disperandosi, esaltandosi, tenendo il ritmo e perdendolo totalmente, annegato in una bottiglia di birra da dividere in 4, o più...

E tanti e tanti ricordi. Che vivono in me e che adesso come non mai vorrei tirare fuori poco a poco dalla valigia mentale che ho riportato a casa, ben più grande e leggera di quelle che ho faticosamente caricato in aereo... Non farò più l'errore di non raccontare più nulla in presa diretta per così tanto tempo (o almeno ci proverò), ma penso che ci sarà ancora tanto da dire di quello che c'è stato, collegandolo a quel che sarà...

Parlerò a proposito del Brasile che ho vissuto, di quello che ho riportato con me qua a Milano, e quello che mi aspetta.
Perchè è così, tornerò. Certe cose si sentono, io in particolare sono abbastanza brava con le sensazioni. Anche se spesso mento a me stessa e agli altri senza cattiveria, per non ferirmi con consapevolezza che non tutto si può fare nella vita... e l'ubiquità ancora non ci appartiene...
Lo sento, perchè qualcuno mi aspetta.

E qualcuno mi aspettava anche qua, nonostante tutto. La mia partenza non ha reciso il bello che stavo costruendo :)
E' come se fossi custode di due giardini, adesso. O forse, migrante che si è riservata due posticini nel mondo, dove riposare e trovare qualcuno che mi capisce e ama. Racconterò di entrambi :)

Per oggi, ho detto abbastanza. Mi aspetta una giornata di cose normali e piacevoli, che dopo un mese dal rientro finalmente posso apprezzare di nuovo senza cadere nella malinconia di una distanza che al momento sembra incolmabile... Normale e straordinario. Come svegliarsi e avere voglia di mettere giù due parole, e riprendere il filo di un discorso perso e che penzolava al mio fianco solleticando un senso di colpa immotivato.

Vediamo cosa riesco a combinare :)


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